estratto da | IL GIORNO DELLA LAUREA
anno di stesura | 2013
personaggi | 2
SCENA 3
MARITO: “Ti ricordi i primi tempi ?”
MOGLIE: “I primi tempi sono gli unici tempi di cui ricordo.”
MARITO: “Ero insaziabile.”
MOGLIE: “Ero famelica.”
MARITO: “Eri esagitata.”
MOGLIE: “Eri smodato.”
MARITO: “Smodato ? (complice) Ma che termini usi ?”
MOGLIE: “Non è un termine, è un aggettivo.”
MARITO: “Grazie, mia signora delle lettere antiche & moderne.”
MOGLIE: “Be’, se lo fossi davvero non sarei ancora una precaria della scuola.
A vita, oramai.”
MARITO: “No, no, non facciamoci trascinare di nuovo giù dalla realtà.
Sei la mia signora delle lettere e questo dovrebbe bastarti, amore mio.”
MOGLIE: (amara) “Si dice amore mio anche al proprio carceriere quando non si ha contatti che con
MOGLIE: “I primi tempi sono gli unici tempi di cui ricordo.”
MARITO: “Ero insaziabile.”
MOGLIE: “Ero famelica.”
MARITO: “Eri esagitata.”
MOGLIE: “Eri smodato.”
MARITO: “Smodato ? (complice) Ma che termini usi ?”
MOGLIE: “Non è un termine, è un aggettivo.”
MARITO: “Grazie, mia signora delle lettere antiche & moderne.”
MOGLIE: “Be’, se lo fossi davvero non sarei ancora una precaria della scuola.
A vita, oramai.”
MARITO: “No, no, non facciamoci trascinare di nuovo giù dalla realtà.
Sei la mia signora delle lettere e questo dovrebbe bastarti, amore mio.”
MOGLIE: (amara) “Si dice amore mio anche al proprio carceriere quando non si ha contatti che con
quello.”
MARITO: (constatando) “Quindi, io sono il tuo carceriere.”
MOGLIE: “Come io sono il tuo.”
MARITO: “Ma tu non mi dici amore mio da anni.”
MOGLIE: “Amore mio. È così semplice.”
MARITO: “È così falso.”
MOGLIE: “Il falso non è tanto semplice come pensi. Bisogna recitarlo bene.”
MARITO: “No, chi recita per davvero è…vero.”
MOGLIE: “Ma poi, tu che diamine ne sai di teatro ?”
MARITO: “C’era un tipo curioso, grasso grasso, che mi ordinava regolarmente dei libri sul teatro e visto
che è stato l’unico, nei vent’anni di vita della libreria, che mi ha ordinato roba del genere, ne approfittavo
MOGLIE: “Come io sono il tuo.”
MARITO: “Ma tu non mi dici amore mio da anni.”
MOGLIE: “Amore mio. È così semplice.”
MARITO: “È così falso.”
MOGLIE: “Il falso non è tanto semplice come pensi. Bisogna recitarlo bene.”
MARITO: “No, chi recita per davvero è…vero.”
MOGLIE: “Ma poi, tu che diamine ne sai di teatro ?”
MARITO: “C’era un tipo curioso, grasso grasso, che mi ordinava regolarmente dei libri sul teatro e visto
che è stato l’unico, nei vent’anni di vita della libreria, che mi ha ordinato roba del genere, ne approfittavo
e qualche volta leggiucchiavo qua e là in attesa che venisse a ritirarli.”
MOGLIE: “E…capivi ?”
MARITO: “Qualcosa sì, qualcosa no. Qualcosa sì e no.”
MOGLIE: “Mi ha sempre commosso il tuo volerti riscattare dall’ignoranza.”
MARITO: “Se solo avessi letto la metà dei libri che ho venduto.”
MOGLIE: “Ma li hai fatti leggere.”
MARITO: “Non è la stessa cosa.”
MOGLIE: “No, non è la stessa cosa.”
MARITO: “E se solo ricordassi la metà dei libri che ho letto.”
MOGLIE: “Quanti me ne hai fatti leggere all’inizio. Belli.”
MARITO: “Mi ricordo dei primi tempi.”
MOGLIE: “Gli unici di cui ci si può ricordare.”
MARITO: “Gli unici di cui si può dire ‘i primi tempi’.”
MOGLIE: “E cosa ricordi ?”
MARITO: “Te con le doglie.”
MOGLIE: “Ma quelli non sono i primi tempi.”
MARITO: “Per me, sì.”
MOGLIE: “Per me sono gli ultimi.”
MARITO: (sorpreso) “Ventitrè anni fa ?”
MOGLIE: (sconvolta) “Sono passati già ventitrè anni ?”
MARITO: “Da quando è scaturito nostro figlio ? Sì.”
MOGLIE: “Nostro figlio è…scaturito ?”
MARITO: “Ha avuto origine, è derivato, è scaturito.”
MOGLIE: “Ma scaturito da chi ?”
MARITO: “Da te e da me.”
MOGLIE: “Tu non hai avuto le doglie !”
MARITO: “Tu le hai avute per tutti e due. Me le ricordo bene.”
MOGLIE: “Ventitrè anni fa.”
MARITO: “Ventitrè anni fa. I nostri primi tempi.”
MOGLIE: “Ma quelli non sono i primi tempi.”
MARITO: “Quelli sono i tempi in cui ti tenevo la mano e tu te la facevi tenere.
Erano i tempi in cui i tuoi occhi erano aperti su di me e io ci leggevo dentro.
(la MOGLIE si sta emozionando al ricordo) Erano i tempi in cui…
(all’improvviso, allarmato) Mogliettina, ma che ore sono ?”
MOGLIE: (ancora persa dietro ai ricordi) “L’ora dei nostri primi tempi…”
MARITO: (scuotendola con vigore) “No, no, sul serio: che ore sono ?”
MOGLIE: (infastidita) “Ma che ne so, sarà ora di pranzo.
Non lo so e non me ne frega niente.”
MARITO: “È ora di pranzo ???
Pazzi, siamo due pazzi: ci siamo dimenticati che oggi è…il giorno della laurea ?”
MOGLIE: (sconvolta) “Oddio ! La laurea !”
MARITO: “La laurea, la laurea, la laurea !!!”
MOGLIE: “Ma come abbiamo fatto ?”
MARITO: “Calma: non siamo ancora definitivamente in ritardo.”
MOGLIE: (indicando il tavolo e le carte) “Ma ci sono ancora un mare di carte da ordinare e...molte
scadono oggi: non ce la faremo mai !”
MARITO: “Dividiamoci i compiti.”
MOGLIE: “Cioè ?”
MARITO: “Uno mette a posto le carte e l’altro si veste e veste l’altro.”
MOGLIE: (lo fissa incredulo) “Io non ho mai capito bene chi sei tu: se un genio o un soggetto autistico."
MARITO: “Magari tutte e due le cose insieme.”
MOGLIE: (convinta) “Ok: chi fa cosa ?”
MARITO: “Tiriamo a sorte.”
MOGLIE: “Chi vince pensa al vestiario.”
MARITO: “E chi perde alle carte.”
MARITO: “Qualcosa sì, qualcosa no. Qualcosa sì e no.”
MOGLIE: “Mi ha sempre commosso il tuo volerti riscattare dall’ignoranza.”
MARITO: “Se solo avessi letto la metà dei libri che ho venduto.”
MOGLIE: “Ma li hai fatti leggere.”
MARITO: “Non è la stessa cosa.”
MOGLIE: “No, non è la stessa cosa.”
MARITO: “E se solo ricordassi la metà dei libri che ho letto.”
MOGLIE: “Quanti me ne hai fatti leggere all’inizio. Belli.”
MARITO: “Mi ricordo dei primi tempi.”
MOGLIE: “Gli unici di cui ci si può ricordare.”
MARITO: “Gli unici di cui si può dire ‘i primi tempi’.”
MOGLIE: “E cosa ricordi ?”
MARITO: “Te con le doglie.”
MOGLIE: “Ma quelli non sono i primi tempi.”
MARITO: “Per me, sì.”
MOGLIE: “Per me sono gli ultimi.”
MARITO: (sorpreso) “Ventitrè anni fa ?”
MOGLIE: (sconvolta) “Sono passati già ventitrè anni ?”
MARITO: “Da quando è scaturito nostro figlio ? Sì.”
MOGLIE: “Nostro figlio è…scaturito ?”
MARITO: “Ha avuto origine, è derivato, è scaturito.”
MOGLIE: “Ma scaturito da chi ?”
MARITO: “Da te e da me.”
MOGLIE: “Tu non hai avuto le doglie !”
MARITO: “Tu le hai avute per tutti e due. Me le ricordo bene.”
MOGLIE: “Ventitrè anni fa.”
MARITO: “Ventitrè anni fa. I nostri primi tempi.”
MOGLIE: “Ma quelli non sono i primi tempi.”
MARITO: “Quelli sono i tempi in cui ti tenevo la mano e tu te la facevi tenere.
Erano i tempi in cui i tuoi occhi erano aperti su di me e io ci leggevo dentro.
(la MOGLIE si sta emozionando al ricordo) Erano i tempi in cui…
(all’improvviso, allarmato) Mogliettina, ma che ore sono ?”
MOGLIE: (ancora persa dietro ai ricordi) “L’ora dei nostri primi tempi…”
MARITO: (scuotendola con vigore) “No, no, sul serio: che ore sono ?”
MOGLIE: (infastidita) “Ma che ne so, sarà ora di pranzo.
Non lo so e non me ne frega niente.”
MARITO: “È ora di pranzo ???
Pazzi, siamo due pazzi: ci siamo dimenticati che oggi è…il giorno della laurea ?”
MOGLIE: (sconvolta) “Oddio ! La laurea !”
MARITO: “La laurea, la laurea, la laurea !!!”
MOGLIE: “Ma come abbiamo fatto ?”
MARITO: “Calma: non siamo ancora definitivamente in ritardo.”
MOGLIE: (indicando il tavolo e le carte) “Ma ci sono ancora un mare di carte da ordinare e...molte
scadono oggi: non ce la faremo mai !”
MARITO: “Dividiamoci i compiti.”
MOGLIE: “Cioè ?”
MARITO: “Uno mette a posto le carte e l’altro si veste e veste l’altro.”
MOGLIE: (lo fissa incredulo) “Io non ho mai capito bene chi sei tu: se un genio o un soggetto autistico."
MARITO: “Magari tutte e due le cose insieme.”
MOGLIE: (convinta) “Ok: chi fa cosa ?”
MARITO: “Tiriamo a sorte.”
MOGLIE: “Chi vince pensa al vestiario.”
MARITO: “E chi perde alle carte.”
Dietro le quinte