LE GERARCHIADI

estratto da | LE GERARCHIADI 
anno di stesura | 2005 
personaggi | 7 
attori | 3 
 
SCENA 2
I due impiegati, con un semplice cambio di costume, si trasformano in due partigiani, NEMO e TORPEDO, che, moschetto a tracolla, si imbattono in Starace che corricchia in strada.
È l’Aprile 1945, Milano è stata appena liberata dai partigiani; Starace ha cambiato divisa, ora indossa una tuta ginnica e sta praticando il suo consueto footing mattutino.

NEMO: “Starace, ma sei tu?”
STARACE: (sorpreso) “Sì, sono io.”
TORPEDO: “E che stai facendo ?”
STARACE: “Vado a prendere un caffè. Ma voi chi siete, che volete ?”
TORPEDO: “Vai a prendere un caffè o un caffè-caffè ?”
STARACE: “Un caffè.”
NEMO: “Un caffè, lo sai bene, per anni, non è stato un semplice caffè, è stato orzo
   o ceci abbrustoliti.”
TORPEDO: “Surrogati, surrogati acquetta, altro che caffè.”
NEMO: “E non ‘disponesti’ tu che i fascisti non dovevano bere caffè per fregare i
   paesi che in cambio volevano il nostro oro ?”
TORPEDO: “Sappi che io mi sono bevuto tutto il caffè possibile, in questi anni, anzi
   tutto il caffè-caffè che sono riuscito a trovare.”
NEMO: “E così stai per passare anche tu dalla parte dei traditori della patria...”
STARACE: “Per un caffè ?”
NEMO: “Per un caffè, sì.”
STARACE: “Allora, dovreste esserne contenti, adesso che tutto sta finendo.”
TORPEDO: “Che stai passando dalla nostra parte ?”
STARACE: “Se bevo un caffè-caffè passo dalla vostra parte, no ?”
TORPEDO: “Ti piacerebbe.”
NEMO: “Invece noi ti dichiariamo in arresto.”

 
Lo afferrano.
 
STARACE: “Io poi non passerei mai dalla vostra parte.”
NEMO: “Lo sappiamo bene, ‘Achille Starace, servo loquace del lupo rapace’.”
STARACE: “Ma state sbagliando persona ; io non c’entro più col regime, con la
   guerra, da anni.”
TORPEDO: “Sì, ma il regime c’entra con te, l’hai creato tu, compagno nostro.”
STARACE: “Il regime è nato dopo una rivoluzione.”
NEMO: “Fallita.”
TORPEDO: “Sbagliata.”
NEMO: “E ora la rivoluzione la facciamo noi.”
TORPEDO: “E a te, ti facciamo fuori.”
STARACE: (PAUSA, fiero) “Vorrei andare a cambiarmi !”
NEMO: “Ma no, sei così carino in tuta.”
TORPEDO: “Pensa, potresti essere fucilato così; passerà alla storia.”
STARACE: “Io sono già passato alla storia !”
TORPEDO: “Sì, come il più grande coglione del fascismo.”
NEMO: “Il maniaco che mi imponeva di essere Balilla e di non mancare a nessuna
  adunata oceanica, altrimenti niente scuola.”
STARACE: “Era un sistema perfetto.”
NEMO: “E io ti ringrazio, perché a scuola, la scuola del testo unico che mi
   raccontava la storia reinventata da voi, ho fatto proprio bene a non andarci.”
TORPEDO: “Il ‘Sabato fascista’, che invenzione: come ti sono venute in mente
   certe cose, Starace ?”
NEMO: “Te le suggeriva LUI o le hai create da solo ?”
STARACE: “Tutto frutto della mia mente, ma solo in quanto guidata dalla sua.
   Io sono un rivoluzionario e i rivoluzionarii seguono i loro capi.”
NEMO: “Com’è che scrivevano sui muri ? 
   ‘Qui giace Starace, vestito di orbace, di nulla capace, requiescat in pace’.”
TORPEDO: “E poi, è vero che obbligavi Gerarchi e Federali a fare delle gare ?”
NEMO: “Salti strani sulle baionette, dentro un cerchio di fuoco...”
TORPEDO: “Pure queste nascevano dalle SUE, di idee ?”
STARACE: “No, queste sono mie: le Olimpiadi dei Gerarchi sono tutta opera mia,
   LUI non ne sapeva nulla, era una sorpresa per far contento il primo sportivo
   d’Italia.”
TORPEDO: “In ogni regime il capo ha bisogno di qualcuno più imbecille di lui.”
NEMO: “Di qualcuno di cui lui possa dire: una cosa così non l’avrei mai potuta
   immaginare.”